E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

giovedì 12 luglio 2018

En attendant (Roman nouveau, 38)

Quando il dottore disse che mio padre era gravissimo piansi perché capii che rischiavo di non vederlo mai più.
Chiesi se potevo rimanere in ospedale ad assisterlo, ma mi dissero che me lo sconsigliavano anche per lo stesso ammalato, per via dei microbi o dei germi (non sapevo distinguerli) che noi portiamo da fuori nelle sale dei malati.
Forse papà l'ho ammazzato io andandomi a sedere sul suo letto coi microbi, o germi, che avevo portato dal TGV sugli abiti sporchi di viaggio? Mi sono seduto accanto a lui che era ammalato e nudo. Non ci avevo badato e nessuno mi aveva detto come comportarmi, se togliermi i vestiti o indossare un camice, né del resto sono stato rimproverato da nessuno: speravo quindi in seguito che la quantità di microbi da me portata non gli fosse stata letale. 
Privo di difese immunitarie, giaceva su un letto non suo: che valore aveva una così debole vita ormai?
Il dottore aveva detto nel giro di due o tre giorni, ma aveva aggiunto di lasciare il recapito perché avrebbero potuto esserci novità anche quella notte stessa.
Visto che non potevo star lì a vedere la morte che arrivava a prenderselo via, sono uscito dalle Molinette e ho telefonato al mio amico Giacomo che non era in casa (i cellulari non esistevano ancora). Allora ho chiamato un’amica che un po’ mi piaceva, ma non era in casa neppure lei; infine ho trovato Marco che avevo appena conosciuto a Parigi e ci eravamo fatti molta simpatia. E spiegandogli la situazione, e che non potevo rientrare dagli zii tanto presto perché non me la sentivo di entrare in quella specie di camera mortuaria formato famiglia, gli ho chiesto se mi teneva compagnia quella sera, almeno lui.
Siamo così andati a vedere The addiction di Abel Ferrara. Ogni scena di malattia e sofferenza mi ricordava il fegato cirrotico di papà, anche se ‘ricordare’ non è il termine più preciso visto che avevo appreso della sua malattia soltanto da un paio d’ore e stentavo ancora a crederci.

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