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venerdì 15 aprile 2011

Diario della presenza mentale, 2: l'allargamento del campo visivo

Ho l'impressione che praticare la presenza mentale sia come diventare l'homunculus del mio corpo, o meglio ancora sedersi nella posizione di Actarus al centro della testa di Goldrake. Se cammino il mio corpo avanza a grandi passi, ho un campo visivo grandissimo, io sono piccolo all'interno della mia testa.

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Esco per strada, passeggio praticando la presenza mentale: il mio campo visivo si è allargato, guardo dritto di fronte a me vedo tutta la via Garibaldi in prospettiva, le persone scorrono lungo l'asse prospettico, avvicinandosi o allontanandosi. Cammino con la testa alta.

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Al pomeriggio vado a una conferenza sull'acqua: oltre a Ugo ci sono due giuristi irritanti, antireferendari, mi eccito subito, tifo per Ugo, godo quando strappa gli applausi della platea folta di ragazzi. E mi domando come si fa a fare presenza mentale durante una conferenza che ti appassiona... Ma imparerò anche questo.

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Infine, al parco con bimbi e amici è impossibile concentrarsi: mentre Agostino si arrampica sullo scivolo è difficile non finalizzare i movimenti esclusivamente alla sua protezione. Non ci provo nemmeno. Anche se mi sento deluso per il pomeriggio senza presenza mentale, non ho nessuna fretta. Non devo andare da nessuna parte

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