E’ tutta,
In ogni umano stato, ozio la vita,
Se quell’oprar, quel procurar che a degno
Obbietto non intende, o che all’intento
Giunger mai non potria, ben si conviene
Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)
martedì 29 novembre 2011
Prepariamoci al default, 1
Alessandro Spanu (Jes Grew) consiglia: "fate provvista di libri, e vettovaglie. farina, acqua, e scatolette, imparate a fare il pane e la pasta in casa. ecc. ecc."
giovedì 24 novembre 2011
Lettera di Pietro Salizzoni a sostegno di Luca Mercalli querelato da Virano
Virano querela Mercalli
pubblicata da Pietro Salizzoni il giorno mercoledì 23 novembre 2011 alle ore 12.41
Mario Virano, presidente dell'Osservatorio per la tratta Torino - Lyon,
ha querelato Luca Mercalli per diffamazione, per le dichiarazioni
in questa intervista a la “La Stampa” lo scorso 18 ottobre.
Per Mercalli, l’assedio simbolico alla Maddalena di Chiomonte è «una risposta all’occupazione coatta e ingiusta della valle: bisogna capire l’insofferenza, ha radici profonde». Valsusini e No Tav? «Sono persone che da anni non vengono ascoltate: se si aprisse un vero dibattito sui dati, immediatamente tutti si acquieterebbero». E l’Osservatorio per la Torino- Lione, che vanta cinque anni di lavoro per trovare un tracciato condiviso? Mercalli è più che perplesso: «Peccato sia stato un Osservatorio truccato», dichiara. «I dati controdedotti sono stati presentati giovedì 6 ottobre al Politecnico di Torino», nientemeno. «Ebbene: non c’erano politici in prima fila e neanche in seconda, non c’erano i tecnici di Ltf. Nessuno. Come sempre. L’opposizione popolare come quella scientifica vengono ignorate».
Io la penso esattamente come Luca Mercalli: le conclusioni dell'osservatorio sono TRUCCATE poiché sono TRUCCATE le ipotesi che le sostengono.
A dimostrazione di questa tesi posto (per l'ennesima volta) i grafici che mostrano il confronto tra le previsioni dei flussi di traffico (su ferro e su strada) assunti dall'osservatorio e i dati reali. In base a queste previsioni (le curve rosse) si ritiene "necessaria" la costruzione della nuova linea. Mi sembra evidente che tali curve non abbiano alcuna parentela con l'andamento reale dei flussi di traffico, e che forniscano pertanto una rappresentazione TRUCCATA della realtà.
Sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Sarei pertanto lieto di poter condividere questa querela con Luca, e rispondere all'arroganza di chi,
oltre a sostenere tesi indimostrabili, querela chi ha il buon senso e l'onestà intellettuale di criticarlo, con la speranza evidentemente di mettere a tacere ogni critica.
Aggiungo pertanto il mio nome alla seguente mail di solidarietà, invitando a fare altrettanto.
Ecco il testo, da inviare via mail all’indirizzo solidarietamercalli@gmail.com, indicando nome e cognome, città e firma.
Ormai Virano ritiene di potersi permettere qualsiasi cosa, inclusa l’intimidazione dei non allineati mediante querela. Virano sa che non ha speranze di vincere la causa, ma punta sull’effetto intimidazione. L’affermazione di Mercalli su “La Stampa” del 18.10.2011 è non solo legittima, ma anche dimostrabile. L’Osservatorio infatti è “truccato” in quanto: mai, fin dall’inizio, il governo ha preso in considerazione l’ipotesi di rinunciare all’opera sulla base dei dati che l’Osservatorio avrebbe raccolto, quali che essi fossero;il presidente dell’Osservatorio, architetto Mario Virano, è stato nominato anche “commissario straordinario per la realizzazione della nuova linea AV/AC Torino-Lione”, per cui il suo compito – lautamente remunerato con pubblico denaro – è stato ed è quello di portare comunque alla realizzazione dell’opera a prescindere dai dati che l’Osservatorio accumula.
Dall’inizio del 2010 dall’Osservatorio sono stati esclusi i rappresentanti dei comuni che non hanno dichiarato a priori l’accettazione della nuova linea, per cui i soggetti istituzionalmente critici nei confronti dell’opera e direttamente interessati alla sua realizzazione non possono venire a conoscenza delle informazioni raccolte dall’Osservatorio negli ultimi due anni e non possono interloquire nella definizione delle posizioni espresse dall’Osservatorio stesso.
Sulla base di quanto sopra ci dichiariamo d’accordo, nella forma e nella sostanza, con la valutazione espressa da Luca Mercalli e la riaffermiamo qui pubblicamente a nostra volta. Chiediamo pertanto all’architetto Mario Virano di querelare anche tutti noi.
Pietro Salizzoni, Lyon
ha querelato Luca Mercalli per diffamazione, per le dichiarazioni
in questa intervista a la “La Stampa” lo scorso 18 ottobre.
Per Mercalli, l’assedio simbolico alla Maddalena di Chiomonte è «una risposta all’occupazione coatta e ingiusta della valle: bisogna capire l’insofferenza, ha radici profonde». Valsusini e No Tav? «Sono persone che da anni non vengono ascoltate: se si aprisse un vero dibattito sui dati, immediatamente tutti si acquieterebbero». E l’Osservatorio per la Torino- Lione, che vanta cinque anni di lavoro per trovare un tracciato condiviso? Mercalli è più che perplesso: «Peccato sia stato un Osservatorio truccato», dichiara. «I dati controdedotti sono stati presentati giovedì 6 ottobre al Politecnico di Torino», nientemeno. «Ebbene: non c’erano politici in prima fila e neanche in seconda, non c’erano i tecnici di Ltf. Nessuno. Come sempre. L’opposizione popolare come quella scientifica vengono ignorate».
Io la penso esattamente come Luca Mercalli: le conclusioni dell'osservatorio sono TRUCCATE poiché sono TRUCCATE le ipotesi che le sostengono.
A dimostrazione di questa tesi posto (per l'ennesima volta) i grafici che mostrano il confronto tra le previsioni dei flussi di traffico (su ferro e su strada) assunti dall'osservatorio e i dati reali. In base a queste previsioni (le curve rosse) si ritiene "necessaria" la costruzione della nuova linea. Mi sembra evidente che tali curve non abbiano alcuna parentela con l'andamento reale dei flussi di traffico, e che forniscano pertanto una rappresentazione TRUCCATA della realtà.
Sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Sarei pertanto lieto di poter condividere questa querela con Luca, e rispondere all'arroganza di chi,
oltre a sostenere tesi indimostrabili, querela chi ha il buon senso e l'onestà intellettuale di criticarlo, con la speranza evidentemente di mettere a tacere ogni critica.
Aggiungo pertanto il mio nome alla seguente mail di solidarietà, invitando a fare altrettanto.
Ecco il testo, da inviare via mail all’indirizzo solidarietamercalli@gmail.com, indicando nome e cognome, città e firma.
Ormai Virano ritiene di potersi permettere qualsiasi cosa, inclusa l’intimidazione dei non allineati mediante querela. Virano sa che non ha speranze di vincere la causa, ma punta sull’effetto intimidazione. L’affermazione di Mercalli su “La Stampa” del 18.10.2011 è non solo legittima, ma anche dimostrabile. L’Osservatorio infatti è “truccato” in quanto: mai, fin dall’inizio, il governo ha preso in considerazione l’ipotesi di rinunciare all’opera sulla base dei dati che l’Osservatorio avrebbe raccolto, quali che essi fossero;il presidente dell’Osservatorio, architetto Mario Virano, è stato nominato anche “commissario straordinario per la realizzazione della nuova linea AV/AC Torino-Lione”, per cui il suo compito – lautamente remunerato con pubblico denaro – è stato ed è quello di portare comunque alla realizzazione dell’opera a prescindere dai dati che l’Osservatorio accumula.
Dall’inizio del 2010 dall’Osservatorio sono stati esclusi i rappresentanti dei comuni che non hanno dichiarato a priori l’accettazione della nuova linea, per cui i soggetti istituzionalmente critici nei confronti dell’opera e direttamente interessati alla sua realizzazione non possono venire a conoscenza delle informazioni raccolte dall’Osservatorio negli ultimi due anni e non possono interloquire nella definizione delle posizioni espresse dall’Osservatorio stesso.
Sulla base di quanto sopra ci dichiariamo d’accordo, nella forma e nella sostanza, con la valutazione espressa da Luca Mercalli e la riaffermiamo qui pubblicamente a nostra volta. Chiediamo pertanto all’architetto Mario Virano di querelare anche tutti noi.
Pietro Salizzoni, Lyon
martedì 15 novembre 2011
Infanzia, 1. Robot
È un
bambino che piange spesso, e si sente debole per questo. Una volta,
la bambina che lui ama gli dice che quando piange “sembra un
robot”. Questa frase, apparentemente detta senza cattiveria, lo
ferisce profondamente e inizia in lui una storia ricca di conseguenze
interiori. Quando la bambina ripeterà l'osservazione a distanza di
tempo, lui sentirà di non avere per nulla guarito la ferita, e
capirà di essere indifeso come la prima volta.
Nel paesino
in cui vive, tutti i bambini guardano i cartoni animati degli
uforobot. Ne vanno tutti pazzi, anche i bambini più grandi che li
vedono per la prima volta, e i giochi infantili ne risentono, si
modellano su quei grandi soldati metallici dalle armi letali,
esagerate. Un giorno, mentre lui contempla rapito la vetrina
dell'unico negozio di giocattoli del paese, un altro bambino, che sta
contemplando non meno di lui, lo attacca sul piano morale, forse
istruito da genitori conservatori o catechisti bigotti. Quel bambino gli dice che
“loro” sarebbero diventati pazzi a furia di guardare i
cartoni animati degli uforobot. La cosa lo colpisce molto, si domanda se l'altro bambino non
abbia ragione, anche se la cattiveria con cui glielo ha detto gli
puzza subito di moralismo impartito dall'alto, senza un'autonoma valutazione delle
giuste ragioni della cosa. Lo insospettisce soprattutto l'uso del
termine “voi” per ostentare un contrasto. Capisce che quel
pronome contiene una generalizzazione necessariamente falsa e
ingiusta.
Perciò,
quando la bambina che lui ama gli dice che sembra un robot quando
piange, lui si sente riempire di una strana vergogna mai provata
prima. Si sente cristallizzato in una figura piatta, identificato con
un misterioso Altro, a lui ignoto ma apparentemente evidente agli
occhi della bambina. L'offesa è così grande e per lui
insopportabile che si domanda se il suo amore per la bambina non
debba essere considerato ormai terminato. Come può amare ancora chi
lo offende tanto, e tanto ingiustamente?
I suoi
giocattoli preferiti sono i robot e ne possiede alcuni. Talvolta ci
gioca con gli altri bambini del paese, anche se gli appare presto
chiaro di essere considerato una specie di fortunato possidente, dato
il numero dei suoi giocattoli. Una volta gioca con un suo compagno di scuola, e alla fine del pomeriggio i due bambini
si scambiano i robot, con l'accordo di restituirseli dopo un paio di
giorni. Sembra un modo semplice per poter godere brevemente delle
delizie di un bene altrui e in parte ignoto. Allo scadere del
prestito reciproco, l'altro bambino gli rivela, scusandosi ma
discolpandosi, di avere rotto un braccio al suo robot, non si sa
come. Lui non riesce a capacitarsene, è disperato, non doveva
fidarsi e lo sapeva fin dall'inizio. Lui non avrebbe potuto rompere
il robot dell'altro bambino, mai e
poi mai. Come avrebbe ora potuto tollerare che il suo robot
preferito fosse amputato di un
braccio? Se i robot devono essere invincibili non possono
essere monchi di un braccio, si capisce subito che la cosa non
funziona più.
Decide di trattenere il robot del suo compagno come risarcimento, anche se vorrebbe riavere il suo robot nuovo. Sa benissimo che i giocattoli sono prodotti all'infinito e che ci saranno per sempre nuovi robot uguali al suo. Basterebbe dunque che la mamma dell'altro bambino glielo ricomprasse e tutto sarebbe risolto. Chiede a sua madre di intervenire, ma non capisce bene l'esito della discussione tra i genitori. Gli sembra che si risolva in un amichevole nulla di fatto. Lui rimane con il robot dell'altro bambino, che è anche bello, ma fin dall'inizio privo di qualche pezzo, e comunque di qualità più scadente. Il suo robot era di metallo pesante, con piccoli pezzi scorrevoli e un complicato meccanismo per passare dalla posizione di volo alla posizione di combattimento. L'altro robot invece ha parti in plastica leggera, che invece dovrebbero essere di metallo pesante, è un robot più scadente, anche se nei cartoni animati è forte quanto l'altro se non di più. Ma il suo robot ha una cosa che lo riempie di orgoglio: una testolina retrattile minuta e squadrata che viene ricoperta da un elmo rosso, l'astronave del pilota, quando il robot è in posizione di combattimento. Quella testolina con un visino umanoide perfettamente cesellato lo riempie di tenerezza: privata dell'elemo sembra mostrare una debolezza che è solo apparente. Gli sembra un controsenso, che un robot tanto potente abbia una testolina così piccola, ma in fondo i robot non sono umani, non devono pensare, ed è un controsenso che gli piace.
Decide di trattenere il robot del suo compagno come risarcimento, anche se vorrebbe riavere il suo robot nuovo. Sa benissimo che i giocattoli sono prodotti all'infinito e che ci saranno per sempre nuovi robot uguali al suo. Basterebbe dunque che la mamma dell'altro bambino glielo ricomprasse e tutto sarebbe risolto. Chiede a sua madre di intervenire, ma non capisce bene l'esito della discussione tra i genitori. Gli sembra che si risolva in un amichevole nulla di fatto. Lui rimane con il robot dell'altro bambino, che è anche bello, ma fin dall'inizio privo di qualche pezzo, e comunque di qualità più scadente. Il suo robot era di metallo pesante, con piccoli pezzi scorrevoli e un complicato meccanismo per passare dalla posizione di volo alla posizione di combattimento. L'altro robot invece ha parti in plastica leggera, che invece dovrebbero essere di metallo pesante, è un robot più scadente, anche se nei cartoni animati è forte quanto l'altro se non di più. Ma il suo robot ha una cosa che lo riempie di orgoglio: una testolina retrattile minuta e squadrata che viene ricoperta da un elmo rosso, l'astronave del pilota, quando il robot è in posizione di combattimento. Quella testolina con un visino umanoide perfettamente cesellato lo riempie di tenerezza: privata dell'elemo sembra mostrare una debolezza che è solo apparente. Gli sembra un controsenso, che un robot tanto potente abbia una testolina così piccola, ma in fondo i robot non sono umani, non devono pensare, ed è un controsenso che gli piace.
L'altro
bambino non vuole il robot con il braccio rotto, ma lui è
inflessibile: non si dice forse che chi rompe paga e i cocci sono
suoi? In questo caso il pagamento consiste nell'appropriazione del
robot superstite, seppure di qualità inferiore, e il bambino che
l'ha rotto potrà ingegnarsi come meglio crede per tentare di
riaggiustare il braccio del robot irriscattabile, privato di tutto il suo
pregio agli occhi del precedente proprietario. Forse lui pensa che se
non riuscirà ad aggiustarlo in nessun modo la punizione sarà
completa.
Alla fine,
insiste talmente tanto con sua madre per avere un altro robot
identico a quello rotto che ne ottiene una seconda copia. Si accorge
che tutto il procedimento ha proiettato un'ombra sul suo possesso del
nuovo robot (sarà davvero uguale in
tutto e per tutto?) oltre a quello confiscato, ma ottiene
facilmente di scacciare il pensiero di quella macchia. In fondo, ora
lui possiede due robot.
sabato 5 novembre 2011
Appunti per l'audizione del 18 novembre, Commissione V+I, Comune di Torino
PREAMBOLO
Siamo
estremamente soddisfatti del servizio che la Città ci ha offerto
finora, un servizio che ci ha fatto ben sperare nelle potenzialità
di questo Città e che ha aumentato la nostra fiducia nelle
istituzioni comunali.
Perfettamente
consci che questo servizio rimane una sorta di “privilegio” di
cui possono usufruire soltanto il 37% delle famiglie aventi diritto,
date le promesse elettorali ci sentivamo
di sperare di poter estendere la nostra fiducia ai
troppi genitori per i quali l'asilo-nido comunale continua a essere
un sogno irraggiungibile (e parlo di coppie con un reddito appena
medio).
Per
questo, la notizia dei tagli alle educatrici precarie ci ha colpiti
come un fulmine a ciel sereno.
Non
siamo stupiti
per il
fatto che
dobbiate
risparmiare, ma
ci
stupisce
che
pensiate
di
poter
risparmiare
SUI
BAMBINI.
Lo so
che sembra
facile retorica,
in fondo
non state
PRIVANDO i
bambini di
nulla: state
“soltanto”
rimpiazzando
delle educatrici
con dipendenti
comunali non
privi di
qualche titolo
(del resto
“il TAV
è solo
un treno”
e di
questo passo
potremmo
banalizzare
tutto: “in
fondo sono
solo 500
punti di
spread”...).
Ma
il punto
è: davvero
non
trovate
NULL'ALTRO
sui
cui
risparmiare?
Non
basta la
parziale
privatizzazione
dei servizi
pubblici che
state avviando,
quella che
un vostro
deputato
disinformato
continua a
chiamare
“liberalizzazione”?
Quello
che ci
stupisce è
che pensiate
di poter
trattare
TUTTO
ALLO
STESSO
MODO,
secondo
i
criteri
di
una
razionalità
tecnica
resa
necessaria
dalla
cattiva
gestione
del
debito
pubblico,
una cattiva
gestione che
ricade sulla
giunta precedente
ma che
l'attuale giunta
sembra voler
considerare come
una SEMPLICE
DISGRAZIA, quasi
EVENTO NATURALE.
Come se
non ci
fossero precise
responsabilità
politiche e
amministrative
che NON
POSSONO ESSERE
FATTE RICADERE
SULLE SPALLE
DEI CITTADINI.
I
cosiddetti
“indignati”
ripetono spesso:
NOI LA
VOSTRA CRISI
NON LA
PAGHIAMO.
Ecco,
in
questo
caso
vi
diciamo:
NON
DOVETE
FAR
PAGARE
LA
CRISI
AI
BAMBINI.
ARGOMENTI:
1.
incoerenza rispetto al
programma elettorale (la
situazione finanziaria era
già nota e non
è cambiata da allora)?
Lettera
al Coogen:
-
mantenimento nella qualità
dei servizi, a partire
da un
corretto
rapporto
educatori/bambini,
evitando
come
Voi
dite
lo
scadimento
dei
nidi
a
luoghi
di
mera
badanza;
-
assolutamente d’accordo
con l’idea di
un nido come primo
livello
educativo
dei
bambini,
al
punto
da
intenderlo
come
servizio
universale.
-
Ma non solo, si
può aprire un ragionamento
per
un
reale
progetto
0
–6
anni
che … intenda il
sistema nidi, scuole
d’infanzia, servizi
integrativi (ludoteche, spazi
genitori e bambini, etc)
come un
percorso
di
opportunità
legate
da
un
coerente
progetto
pedagogico
di
qualità,
coinvolgendo in questi
approfondimenti tutti i
soggetti interessati, a
partire dalle famiglie
intese
non
solo
come
utilizzatori
2.
impossibilità di trattare
nidi, asili e scuole
come un QUALSIASI SETTORE
DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE, data
la natura speciale e
sensibilissima degli utenti-bambini.
Non
per nulla state istituendo l'importante figura del GARANTE PER
L'INFANZIA e non per nulla Fassino nella sua lettera al Coogen aveva
scritto:
-
esclusione
dal
patto
di
stabilità
delle
spese
sostenute
per
le
scuole
dell’infanzia
A
questo
proposito,
pensiamo
che
sia
necessario
proseguire
sulla
strada
di
sottrarre
e
proteggere
le
scuole
dell'infanzia
contro
le
ragioni
tecniche
del
patto
di
stabilità
(referendum
cittadino?)
Ripensiamo
a
Montessori:
della
scuola
tradizionale
infantile
Maria
Montessori
critica
il
fatto
che,
in
essa,
tutto
l'ambiente
sia
pensato
a
misura
di
adulto.
In
un
asilo-nido
l'ambiente
del
bambino
è
fatto
di
relazioni
affettive,
oltre
che
di
edifici
scolastici:
rimpiazzare
improvvisamente
gli
educatori
per
ragioni
estranee
al
benessere
dei
bambini
equivale
a
calpestare
la
delicata
psiche
dei
bambini
(definiti
da
Montessori
“embrioni
spirituali”)
per
ragioni
del
tutto
“a
misura
di
adulto”.
3.
La mente non è
una tabula rasa e
le competenze non si
improvvisano, specialmente quelle
relazionali e affettive.
Errore
epistemologico insito nel credere di poter "formare"
all'educazione e in poco tempo persone già formate per altre
competenze, magari non più giovani, e non per esigenze
programmatiche ma esclusivamente per tirare i cordoni della borsa.
Le
motivazioni di un
dipendente comunale in
mobilità non possono non
essere profondamente diverse
da quelle di persone
che hanno scelto da
anni di lavorare con
i bambini. Noi
genitori
vogliamo
avere vicino
ai
nostri
bambini
persone
preparate e con
motivazioni
autentiche,
non
con
motivazioni
di
semplice
opportunità
lavorativa.
4.
insoddisfazione e sfiducia del
cittadino di fronte a
un'amministrazione che giustifica
il proprio operato con
le restrizioni dall'alto: NOI
VOGLIAMO LE VOSTRE RISPOSTE, non quelle del Governo appena cessato o
di quello appena insediato.
Se
ritenete che tra le
tante spese che si
possono tagliare, gli
stipendi delle educatrici
precarie stiano sullo
stesso piano di qualsiasi
altra spesa da
razionalizzare DOVETE ASSUMERVENE
LA RESPONSABILITA'.
I
cittadini sapranno a loro volta trarne le conseguenze.
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