[Pubblicato su Vogue.it]
Udite udite! Su Facebook è da poco arrivato per tutti il diario o timeline, che dir si voglia. Noi utenti di Facebook siamo ormai abituati alla solita solfa: ogni tanto si cambia tutto, e il peggio è che sembra un po' come nel Gattopardo, Bisogna che tutto cambi perché tutto resti uguale.
I rinnovamenti dell'interfaccia servono sicuramente a tenere desto l'interesse dell'Utente Medio Globale, che magari dopo i primi tempi di entusiasmo un po' si stanca e disamora. Cambiagli la disposizione delle informazioni personali, lo spazio in cui può vergare il suo attuale stato delle cose, le fotografie del gatto e della moto nuova, ingrandiscigliele fino ad occupare tutto lo schermo e lui si beerà per giorni delle futili novità. Così da tenerlo avvinto per un'altra importante quota di tempo e di mercato, fino a che non sarà necessaria un'innovazione ancora più ardita oppure fino a quando un concorrente più o meno leale verrà a sottrarre il bottino di umanità virtuale che ci si disputa tra aziende di social network.
Se ci si ferma un po' a pensare, talvolta si ha la sensazione di una certa presa in giro, come se la nostra felicità di utenti dipendesse davvero da questi cambiamenti, piccoli o grandi che siano. Eppure è un po' come per la pubblicità: man mano che da ragazzi prendevamo coscienza della sua assenza di naturalità ci sembrava impossibile che qualcuno contasse sulla nostra complicità per farci diventare docili acquirenti e affezionati consumatori, ci sentivamo diversi, pensavamo sempre, in fondo: "Che stupide queste pubblicità, io non comprerei mai un prodotto per averlo visto alla televisione". Salvo accorgersi che al momento più insospettabile la tal marca del tal prodotto tornava in mente.
Ecco, noi utenti dei social network siamo un po' così: ci sentiamo sempre superiori a tutte le decisioni che mutano lo stato attuale delle cose, rispondiamo sempre con attitudine blasée, per poi ritrovarci nella massa di coloro che si domandano: ma il post importante con la data in cui Agostino ha iniziato a pedalare, adesso, lo devo espandere oppure no?
Sarà vero che l’inconscio è collettivo, ma talvolta la nostalgia di una vita mentale privata non ce la leva nessuno.
Sarà vero che l’inconscio è collettivo, ma talvolta la nostalgia di una vita mentale privata non ce la leva nessuno.
1 commento:
Ne parlavo con un amico, brontoliamo ma poi ci abituiamo sempre, dicevo io, però non è bello abituarsi a una cosa brutta, ha detto lui.
Al diario, di mia volontà, non credo che passerò, mi sembra orendo con una erre sola, e caotico, e ho già un blog, e non mi interessa presentarmi diarizzata. Forse questa nuova versione FB è studiata per accaparrarsi ulteriori dati personali. Quando lo imporranno, mi ci abituerò, tutto sommato FB mi piace e mi serve,e non vale certo G+. Però cerco sempre di usarlo e di non farmi usare, fortunatamente devo avere una sorta di meccanismo interiore che mi porta a svicolare quando qualcosa/qualcuno cerca di imporsi, e condizionarmi.
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