E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

giovedì 1 dicembre 2022

Sovranità e tempo (Intuizione, 72)

La libertà è sovranità ma il limite della sovranità è il tempo.
Perciò, maggiore è la libertà nel tempo, maggiore è la sovranità.
La libertà è strutturale.
Per essere liberi nel tempo bisogna abitare una struttura temporale libera.

giovedì 25 agosto 2022

Finte prefazioni, 1

I casi sono due: l’Essere è finito oppure è infinito. E’ un’alternativa che videro già i primi due alfieri dell’Essere puro, Parmenide e Melisso, opponendosi esattamente su questo punto. Lasciando da parte che cosa significhi esattamente l’opposizione finito/infinito, cosa che richiederebbe almeno un certo sapere matematico, sembra ragionevole affermare che, se l’Essere fosse infinito, un libro sull’Essere dovrebbe essere altrettanto infinito. Che questo libro sia tutt’altro che infinito non implica però che l’Essere non lo sia: semplicemente, ciò vuol dire che anche per questa volta non avrete tra le mani il Libro Definitivo, quello che ci è talvolta sembrato di leggere, e che tutti vorremmo poter leggere almeno una volta prima della fine della nostra vita.

martedì 23 agosto 2022

Strutture (Intuizione 71)

Detto semplicemente: ci sono strutture buone e strutture cattive.
Tutto dipende dal criterio con cui si classifica.

mercoledì 3 agosto 2022

Eutanasia (Intuizione 70)

Il padre è colui che può insegnarti che non si deve vivere a tutti i costi, e che a certe condizioni è meglio morire che vivere.

domenica 20 febbraio 2022

Il sapiente sul balcone

Non appena la guerra ebbe inizio i cittadini furono chiamati ad arruolarsi per difendere la patria. 
Un celebre sapiente iniziò a predicare dal balcone di casa sua: “di quale guerra parlano? Chi può dire esattamente che cosa sia una guerra? Bisognerebbe domandarlo ai generali ma io l’ho fatto e ne ho ricevuto risposte assai diverse: questo dimostra che nessuno sa esattamente che cosa sia la guerra, dunque non è possibile dire che noi siamo in guerra. Del resto, un mio amico ammiraglio mi ha detto di avere visto ben altre guerre in vita sua. Questa guerra è un’invenzione!”
L’idea stessa di una guerra sembrava incredibile, poiché nessuna guerra era stata combattuta da molto tempo. Poiché a tanti non piaceva l’idea di doversi arruolare e poiché in passato il sapiente aveva scritto molti libri apprezzati anche dal popolo, le sue prediche iniziarono ad avere ascolto. In molti cercarono di non partire per la guerra, sostenendo che non vi fosse alcun bisogno di combattere: i soldati i cui cadaveri venivano quotidianamente riportati a casa dal fronte potevano essere morti in molti modi diversi, forse si erano uccisi tra di loro oppure si erano suicidati. Chi aveva perso un proprio caro al fronte, naturalmente, si indignava per le folli prediche del sapiente, ma aveva da pensare al proprio lutto.
Il sapiente continuava a predicare dal balcone, e giorno dopo giorno si radunava sotto di esso una folla sempre più numerosa. Egli iniziò a sostenere che, di fronte a una guerra inventata, l’unica cosa da fare fosse andare al fronte senz’armi, per dimostrare che si trattava di una grandiosa frottola di alcuni generali, i quali sostenevano che vi fosse una guerra anche se nessuno vedeva chiaramente il nemico schierato. E se anche vi fosse stato un nemico, non poteva poi essere un nemico così terribile da dovergli addirittura muovere guerra. 
Alcuni fecero come aveva detto il predicatore: partirono per il fronte disarmati e non fecero più ritorno. Qualcuno ritornò orrendamente ferito e mutilato e cercò di convincere i seguaci del sapiente a non dargli più ascolto: le ferite e le mutilazioni erano opera del nemico e non c’era motivo per dubitarne. Ma i seguaci pensarono che si trattasse di finti mutilati, di impostori pagati dai generali e dai politici per spaventare il popolo e convincere che la guerra non fosse un’invenzione.
Il sapiente disse che, poiché non si può dire che cosa sia la guerra, essa è già presente in tempo di pace. Anche durante la pace, in fondo, c’è sempre la guerra. Sarebbe venuto un giorno in cui si sarebbe scorta la guerra in ogni attimo di pace, di cui non si potrebbe più godere per l’angoscia di sentirsi perennemente in guerra. Lo aveva scritto più volte nei suoi libri e poiché nessuno gli aveva mai dato torto non poteva che esser vero.
Quando l’esercito schierò l’artiglieria per proteggere la città, i seguaci del sapiente scesero in piazza per protestare: “quelle armi ci mettono in pericolo - dicevano - potrebbero esplodere e farci del male, oppure qualcuno potrebbe inciampare nelle ruote di legno mentre fa pascolare i suoi dromedari. Toglietele di torno!”
Non furono ascoltati, e fu un bene perché quando il nemico attaccò la città l’esercito poté rispondere colpo su colpo. Ma i seguaci del sapiente sostenevano che i colpi venissero sparati a un nemico immaginario e si lamentarono per il fragore delle detonazioni che ferivano le orecchie e offuscavano la vista con la polvere.
Il sapiente domandava alla folla: non sarebbe meglio una vita senza armi? Abbiamo forse dimenticato la commovente bellezza di questo quartiere, prima che venissero posizionati i cannoni e sparati quegli inutili colpi? Ora, quando pascolate i vostri dromedari dovete aggirare le intelaiature dei cannoni, muovete passi sgraziati e i vostri animali si feriscono gli zoccoli e sono inquieti e quando odono il fragore delle esplosioni non pascolano più e il loro latte diventa rancido. Noi abbiamo dimenticato che cosa sia pascolare i bellissimi dromedari in un quartiere senza cannoni e senza rumore meccanico. Non esiste la guerra, esistono solo i cannoni con i quali vogliono rovinare la nostra vita e tenerci prigionieri di un’illusione.
A ogni cittadino fu poi ordinato di tenere con sé un’arma, affinché potesse difendersi se un nemico fosse penetrato oltre le mura difensive. Ma il sapiente protestò: quelle armi ci appesantiscono la veste e ci fanno sentire al sicuro contro un nemico che non esiste. Ma solo con le nude mani noi potremmo difenderci adeguatamente, se anche vi fosse una guerra. Tuttavia, non vi è nessuna guerra e chi vuole farcelo credere ci inganna con lo spettacolo delle ignominiose armi.
Un giorno, i nemici raggiunsero la parte della città nella quale vi era la dimora del sapiente: trovando una folla intenta ad ascoltare la sua predica ne fecero strage (nessuno poté difendersi non avendo armi) o li imprigionarono riducendoli in schiavitù. Poi entrarono nella dimora del sapiente e non capacitandosi del fatto che nessuno avesse tentato di combattere, lo interrogarono. Il sapiente disse che era contento di vederli. Sapeva che un giorno sarebbe anche potuta scoppiare una guerra, ma quella non era una guerra temibile. Ed era per lui indifferente vivere o morire, combattere o arrendersi, perché l’unica cosa che contava veramente era quell’attimo in cui nemici immaginari lo stavano interrogando. Non esisteva null’altro oltre a quell’immagine: non la guerra, non i nemici, non le armi e nemmeno i dromedari, o meglio i dromedari erano esistiti fino a quando li si era potuti far pascolare senza intralcio, poi non più.
Lo strangolarono e massacrarono la sua famiglia, i servi e tutti i seguaci che si erano nascosti nella cantina cercando un vano riparo. Incendiarono la sua dimora dopo averla saccheggiata e passarono a devastare il resto dell’isolato, abitato da seguaci del sapiente. Mentre venivano seviziati e uccisi molti urlavano “questa non è vera guerra! Questa non è morte! Il sapiente aveva ragione!”.
Gli altri cittadini, dall’alto della roccaforte nella quale si erano riparati, udirono le urla strazianti e compresero che insieme ai seguaci del sapiente non avrebbero mai potuto vincere la guerra. Si considerarono fortunati che gli dei non avessero obnubilato anche loro.
Il giorno in cui i nemici furono scacciati e la guerra fu vinta non rimaneva nessun seguace del sapiente che potesse dire che ne pensasse della vittoria.
Poco tempo dopo, però, un giovane che aveva letto i libri del sapiente iniziò a predicare dal proprio balcone. Diceva che quella che tutti festeggiavano non era una vittoria. In effetti, non vi era mai stata nessuna guerra. 
Alcuni, a cui non piacevano i festeggiamenti, iniziarono a prestargli ascolto.

lunedì 24 gennaio 2022

La potenza degli amici (Intuizione 68)

Rincuorerebbe contro le orribili peripezie della vita sapere di avere sempre al proprio fianco degli amici potenti.

Ma la potenza non si misura dalla sua attualizzazione: nella potenza degli amici bisogna credere, bisogna intuirla e amarla, come si amano gli amici.

L'amico più inoperoso può ben essere il più potente di tutti.

Sul tempo disponibile (Intuizione 67)

La disponibilità di tempo è bellezza.

Non può darsi bellezza nella costrizione temporale senza resto.

domenica 16 gennaio 2022

Oralità culturale (intuizione 66)

Credo sia un'opinione comune che oggigiorno la cultura debba passare, e passi necessariamente e quasi esclusivamente, attraverso i testi (chi più conosce più ha letto e più legge). 

In realtà, moltissime informazioni e conoscenze degli intellettuali derivano, ovviamente, dall'oralità, ossia dalla consuetudine di frequentare altri intellettuali.

(Di qui, probabilmente, la rivalutazione agambeniana del pettegolezzo).

lunedì 3 gennaio 2022

Aggressività degli intellettuali italiani (Intuizione 65)

L'aggressività che contraddistingue la maggior parte degli odierni intellettuali italiani è notevolmente comica, se si riesce a guardarla dal di fuori. 
Il che non è difficile: gli intellettuali italiani faticano ad attribuire il ruolo di intellettuale a chi non li guardi con desiderante adesione.
Pertanto, a meno di scimmiottarli, si verrà inevitabilmente considerati estranei al gruppo, "outsider".

giovedì 25 novembre 2021

EBM: Evidence Based Medicine (da Stanford Encyclopedia of Philosophy)

3. Epistemologia della biomedicina

Ci sono delle controversie filosofiche in corso al centro dell'impresa biomedica e queste dispute offrono un mezzo per comprendere le dimensioni epistemologiche della biomedicina: la natura delle prove e la conoscenza contestualizzata. La più controversa di queste dispute interne alla biomedicina è incentrata su ciò che dovrebbe essere l'epistemologia della biomedicina, e l'ascesa della "medicina basata sull'evidenza" (EBM) è l'evento che ha provocato la maggior parte di queste controversie. Esaminando le controversie che circondano l'EBM, possiamo ottenere una migliore comprensione dell'epistemologia della biomedicina, come illustrato in lavori come Making Medical Knowledge di Solomon (2015).

La medicina basata sull'evidenza è un concetto complicato, poiché il suo nome solleva in modo fuorviante la questione di chi pratichi una medicina che non si basa sull'evidenza (Goldenberg 2006). Piuttosto, la disputa è su quale prova sia la migliore e come dovrebbe essere usata. Ad esempio, i medici spesso consigliano ai pazienti quali trattamenti domiciliari utilizzare per il dolore lombare minore, con differenze tra i singoli medici sui trattamenti che raccomandano, anche tralasciando le differenze nei consigli basati sulle diverse caratteristiche del paziente. Ibuprofene? Acetaminofene? Impacchi caldi e/o freddi? Esercizio? La risposta medica standard del ventesimo secolo sarebbe quella di lasciare che i gruppi di medici (compresi i gruppi di consenso convocati a questo scopo) espongano le opzioni e forse utilizzino la loro esperienza collettiva per formulare una raccomandazione, ma dando un grande margine di manovra ai singoli medici per usare la loro esperienza individuale accumulata per scegliere un'altra delle opzioni disponibili viste come valide dai loro pari. EBM invece tratta la questione come se dovesse essere in gran parte decisa dalla ricerca empirica. Vale a dire, dovremmo eseguire esperimenti di prova di controllo randomizzati che confrontino l'efficacia di opzioni alternative assegnando in modo casuale i pazienti con lombalgia al trattamento A o al trattamento B - controllando per la singola variabile - e misurare gli effetti sui pazienti utilizzando metriche predeterminate (cambiamento di gravità del dolore esperita, incidenza di effetti collaterali maggiori, ecc.). Dopo aver eseguito più esperimenti, possiamo quindi eseguire una "revisione sistematica e una meta-analisi" che compili le tendenze dei dati attraverso studi di ricerca paralleli e ci aiuti a costruire una base di prove per la creazione di linee guida che i terapeuti clinici dovrebbero utilizzare. Tali linee guida dettano le corrette pratiche predefinite, che i singoli medici possono contravvenire se le esigenze specifiche del singolo paziente sono in conflitto (ad esempio, una storia del paziente di reazione non ottimale a un determinato farmaco).

(continua…)


Qui il testo originale.

domenica 20 giugno 2021

Test prenatali e vaccini

Digressione ultra-personale, 2: test prenatali e vaccini


In un paese ad alta medicalizzazione della gestazione, com’è l’Italia, per i futuri genitori viene un momento in cui bisogna fare i conti con la statistica. Ho ripensato alla rilevanza di questo frangente soltanto nei mesi della campagna di vaccinazioni anti-covid, e credo che il ragionamento possa essere istruttivo in generale, riguardo al modo in cui la statistica può entrare nelle nostre vite.
Talvolta, a proposito di questo o quel rischio (incidenti, malattie, ecc.), si sente dire “la probabilità è molto bassa”: è un’affermazione ben poco significativa perché la probabilità si misura con precisione da quando ne abbiamo catturato la natura numerica, ossia dalla metà del XVII secolo. Ma la matematica probabilistica è sconosciuta ai più, per non dire a quasi tutti coloro che non l’abbiano studiata. Sentirsi dire che la probabilità di morire facendo il tal vaccino è dello 0,0013% non è un dato significativo per una mente ignara di numeri (mi pare che la pandemia di covid abbia mostrato che la società contemporanea è in buona parte affetta da quella che chiamerei “discalculia culturale”).
I numeri sembrano acquistare un po’ più di significato, per noi non-matematici (cui era giustamente proibito l’accesso nell’Accademia platonica) se vengono comparati l’uno con l’altro. Per esempio, per un cinquantenne sano avrebbe senso paragonare la probabilità (condizionale) di ammalarsi gravemente e morire di covid con la probabilità di morire per gli effetti di un vaccino ancora non troppo testato.
Nel caso dei test prenatali la situazione è abbastanza chiara, o almeno lo fu per me: sommando i risultati di tutti i test prenatali prima dell'amniocentesi, la probabilità statistica (quindi appartenente a una realtà puramente virtuale) che mio figlio nascesse con una malformazione era di 1/10000. Tanto? Poco? Se non ci fossero stati confronti da fare, avrei certamente preso in considerazione il fatto che non si trattava di una probabilità nulla: su 10000 mondi possibili, in uno di questi sarei diventato padre di un bambino con qualche malformazione, con conseguenze che non sarei mai stato in grado di prevedere a priori.
Ma c’era un altro dato da prendere in considerazione: l’amniocentesi dà un responso molto affidabile sulla presenza di eventuali malformazioni ma porta con sè un rischio di aborto per mancata richiusura della placenta. Qual era la probabilità di un aborto post-test? All’epoca si diceva 1/200, ma la ginecologa ci disse che nuovi studi la ricalcolavano anche a 1/100. Su 100 amniocentesi effettuate, in un caso si aveva un aborto (non so che cosa dicano i dati di oggi).
Prima ancora di considerare il contesto esistenziale e decisionale, consideriamo i numeri: da una parte 1/100, dall’altra 1/10000. Sembrerebbe non dovervi essere dubbio, se si considera che la differenza numerica è di due ordini decimali di grandezza: il rischio di aborto era cento volte più grande del rischio di malformazione. Certo, le conseguenze sarebbero state radicalmente diverse e incomparabili: da una parte una possibile vita mai nata, nella fattispecie quella di nostro figlio, dall’altra parte la nascita di un figlio con qualche problema imprevedibile a priori ma potenzialmente anche molto grave, e comunque tale da condizionare la sua vita e ovviamente la nostra di genitori.
Per comparare due mondi possibili tanto diversi non esistono regole, direi: ognuno valuterà quale rischio preferire, date le conseguenze probabili, anche se di una probabilità apparentemente piccola.

martedì 1 giugno 2021

Gentile Franco Battiato (lettera mai inviata, 23 giugno 04)

Va bene, hai ragione se ti vuoi ammazzare, vivere è un'offesa che desta indignazione, ma ti prego rimanda: è solo un breve invito. 

Va bene, hai ragione se ti vuoi sparare un giorno lo farai, vedrai, con determinazione, ma per ora rimanda: è solo un breve invito. 

Sì, questa specie di vita ha reso banale il suicidio, questa parvenza di vita ha reso banale il suicidio - non lo merita, solo una migliore. 

                F. Battiato 


Gentilissimo Signor Battiato (spero bene che lei legga i messaggi inviati al suo sito web ufficiale), gioisco nello scriverle questa sera per la prima volta, benché lei sia nei miei pensieri da almeno dieci anni (sono nato il 18 maggio 1972, come Johannes Brahms, Bertrand Russell, Rudolf Carnap, Karol Wojtyla e Giovanni Falcone).

Mi chiamo Edoardo e sono laureato in filosofia francese postmoderna: il mio filosofo preferito è stato Gilles Deleuze, ma ora mi occupo di filosofia analitica e cognitivismo.

Lei è una delle pochissime persone che io stimi senza riserve. L'ho criticata qualche volta in passato per motivi meramente estetici, ma ero giovane e disperato, adesso mi avvicino poco a poco alla luminosa calma che immagino essere al centro della sua vita e del suo pensiero.

Ultimamente ascolto più del solito le sue canzoni, e mi pare di comprendere che la sua arte è solida, umana e perfetta quanto può esserlo arte umana.

Il fatto che Lei sia divenuto - non so bene come dire, e mi perdoni per la goffaggine della mia espressione in materia di religione - musulmano in questo assurdo segmento di storia contemporanea mi fa guardare a Lei con accentuato interesse.

In un certo senso, Lei rende la mia vita più degna di essere vissuta.

Le auguro ogni bene, e spero un giorno di poterla incontrare: non potrò mai offrirle nulla di simile a quello che Lei mi ha donato con la sua arte, ma sarei infinitamente lieto di poterle un giorno comunicare qualcosa di buono. Io devo qualcosa della mia vita a Lei, e non saprò mai abbastanza esprimere gratitudine a Lei o a ciò che Lei voglia considerare propria Causa.

Carissimi saluti.

                Edoardo Acotto


P.S. Ho molto apprezzato dal punto di vista narrativo il suo bel film Perduto amor.


mercoledì 21 aprile 2021

DISPOSIZIONI (Stanford Encyclopedia of Philosophy)

Un bicchiere ha determinate disposizioni, ad esempio la disposizione a frantumarsi quando viene colpito. Ma cos'è questa disposizione? Sembra essere da un lato una proprietà perfettamente reale, un autentico rispetto della somiglianza comune a bicchieri, tazze di porcellana e qualsiasi altra cosa fragile. Eppure, d'altra parte, la disposizione del bicchiere sembra misteriosa, "eterea" (come disse Goodman (1954)) in un modo in cui, diciamo, le sue dimensioni e la sua forma non lo sono. Per la sua disposizione, a quanto pare, ha a che fare solo con la sua possibile frantumazione in determinate condizioni. In generale, sembra che nulla riguardo al comportamento effettivo di un oggetto sia mai necessario affinché abbia le disposizioni che ha. Molti oggetti differiscono l'uno dall'altro rispetto alle loro disposizioni in virtù dei loro comportamenti meramente possibili, e questo è un modo misterioso per gli oggetti di differire. Gran parte del lavoro recente sul tema delle disposizioni si è concentrato sui tentativi di dissipare questo mistero spiegando le disposizioni in altri termini più facilmente comprensibili. Il tema delle disposizioni è interessante di per sé. Ma deriva ulteriore interesse dal fatto che gli appelli alle disposizioni sono stati fatti praticamente in ogni area della filosofia. Esistono analisi esplicitamente disposizionali, ad esempio, degli stati mentali, dei colori, del valore, delle proprietà e dei condizionali. I filosofi interessati a qualsiasi cosa dovrebbero essere interessati alle disposizioni.

https://plato.stanford.edu/entries/dispositions/








martedì 20 aprile 2021

Intuizione, 64

Ogni essere umano è (una) molteplicità di narrazioni.

Per lo più gli esseri umani tengono (la maggior parte di) queste narrazioni per se stessi.

sabato 27 marzo 2021

Empatia epistemica (intuizione 63)

La pandemia ha dimostrato che ciò che manca agli animali portatori di logos è un'empatia epistemica, ossia la capacità di empatizzare per ragionamento, a prescindere dalla vicinanza spaziale o simbolica.

mercoledì 17 marzo 2021

Diventare ricchi (Nouveau roman nouveau, 1)

Da piccolo volevo essere bello, felice, intelligente e ricco. Crescendo mi sono dolorosamente reso conto che ero brutto, e ho iniziato a essere infelice. Speravo di essere intelligente ma anche l’intelligenza mi sembrava farmi difetto perché non sapevo in quale modo misurarla, come certificarmi della sua realtà e presenza.

E riguardo alla ricchezza, quando ho iniziato a studiare filosofia ci ho tirato una riga sopra. A quel punto ho iniziato a sentirmi meno brutto e più intelligente e sono conseguentemente diventato anche più felice.

Quand’ero piccolo mio padre ogni tanto fantasticava con me di diventare ricco grazie alla schedina. Bisognava fare tredici, ma anche dodici non sarebbe stato male. Non mi sembrava così difficile fare dodici o tredici. Che cosa avremmo fatto con quei soldi? 

Facevamo l’elenco: mio padre avrebbe smesso di lavorare; avremmo comprato una bella casa con un giardino e avremmo preso un cane; mi avrebbe comprato quel super robot dei Micronauti che desideravo tanto ma per cui nessuna paghetta sarebbe mai bastata.

Avremmo fatto dei bei viaggi d'estate e d'inverno la settimana bianca.


Libri che fanno venire l'angoscia mortale, 1

Generazioni, del grande Remo Bodei.


Quando parla del venire meno delle forze nella vecchiaia, e della possibilità della dissoluzione psichica con l'Alzheimer, pensi dritto al suicidio.

domenica 13 settembre 2020

Playstation e cognizione spaziale (Intuizione 62)

Sono sostanzialmente certo che Red Dead Redemption 2 mi abbia riattivato la cognizione visiva come non mi accadeva da tempo.
L'effetto però è stato massimo all'inizio e poi nel giro di qualche mese si è andato attenuando.
La cosa deve essere legata alla (mia personale?) percezione dello spazio, perché lo stesso mi accade in luoghi bellissimi (Lipsi, Linosa, la montagna): all'inizio sono sorpreso dal paesaggio e dagli oggetti situati nello spazio, ma con la ripetizione nei mesi e anni l'effetto si attenua senza che vi sia una reale coscienza di "conoscere" quegli spazi.

martedì 30 giugno 2020

Persone che lascian lì le cose rotte (Intuizione 61)

Ci sono persone che di fronte alla rottura di un loro oggetto non intervengono: non lo buttano via, non lo riparano, non lo nascondono.
Si ripromettono di occuparsene in futuro, ma non lo fanno mai perchè di fronte alla distruzione la loro azione si paralizza ed essi devono rimuovere l'evento stesso: poiché vivono in un eterno presente, rifiutano l'idea che un ente possa passare dall'essere al nulla.